Valditara, le minacce e la lettera agli studenti: soltanto una conferma

annalisa savino valditara firenza fascismoChe il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sapesse bene come rubare la scena ai suoi colleghi di governo, persino alla Premier Giorgia Meloni, lo avevamo scritto ad appena un mese dal suo insediamento. E, così, anche stavolta, è riuscito egregiamente nell’impresa.

A fare rumore, nelle ultime ore, sono le dichiarazioni rilasciate a Mattino 5 a commento della lettera che la dirigente scolastica di un istituto classico di Firenze ha indirizzato ai suoi studenti dopo i vili pestaggi, di matrice fascista, avvenuti nei giorni scorsi all’ingresso del liceo toscano.

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone – si legge nel documento – È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti.

“Odio gli indifferenti” – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.

Siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni.

Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza.

Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato col suo nome, combattuto con le idee e la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé.

Lo pensavano anche tanti italiani per bene 100 anni fa ma non è andata così.

Una missiva, quella della professoressa Savino, che ha trovato ampio spazio sui social e sui giornali suscitando – nemmeno a dirlo – la reazione del Ministro: «È una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla, non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure».

È quest’ultima frase, in particolare, ad aver scatenato la polemica perché – come giusto che sia – in tanti hanno interpretato le parole del Ministro come una minaccia dallo stesso smentita. Eppure risulta difficile leggere in altro modo una simile dichiarazione: che cosa intende Valditara quando parla di prendere misure, quando un invito al ragionamento alla coscienza critica, storica e politica – è per lui del tutto improprio? Non è questo – o dovrebbe essere – il primo fondamentale compito di una scuola, superiore tra l’altro? Che cosa significa il, decisamente più grave, silenzio che il Ministro ha riservato pochi giorni prima alle violenze esercitate al Michelangiolo per esporsi poi attaccando la dirigente scolastica? Di certo, una scelta di campo. Una politicizzazione – questa sì – pericolosa e autoritaria.

Nasce su queste riflessioni la petizione online a sostegno della professoressa Savino e il coro unanime di quei tantissimi che oggi chiedono le dimissioni del titolare del dicastero di Viale Trastevere. Una mossa a cui crediamo poco e che, invece, sarebbe – finalmente – un’occasione per parlare di Giuseppe Valditara non per le sue esternazioni o idee di scuola, giovani e lavoro decisamente discutibili. Valditara già senatore in tre diverse legislature, consigliere di riferimento di Matteo Salvini – tra l’altro, prefattore del suo L’Italia che vogliamo, il manifesto della Lega per governare il Paese, che costituisce una sorta di programma del salvinismo. Valditara per cui l’umiliazione è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità. Valditara che introdurrebbe i lavori socialmente utili quale metodo educativo.

Se per molti, infatti, quella del Ministro è un’uscita inaspettata, tanto pericolosa quanto infelice, chi ha seguito con attenzione le sue mosse sin dagli albori sa bene che non solo con questo atteggiamento Valditara ha confermato la correttezza dell’analisi della ds ma, anche, se stesso, la sua idea di Paese e democrazia, di pedagogia.

La risposta migliore, non a caso, l’ha offerta proprio la dirigente Savino: «Perché l’ho fatto? Mi ha spinto il dovere dell’esempio e il bisogno di coerenza che i giovani chiedono al mondo adulto e quindi anche alle istituzioni. Non mi sentivo di lasciare soli gli studenti in questa loro reazione. Perché sorprendersi delle mie parole e non invece del silenzio rispetto al pestaggio selvaggio di studenti operato per motivi politici? Abbiamo studiato. Siamo in una scuola. Abbiamo una sufficiente cultura per chiamare le cose con il loro nome. Il fatto che siano le mie parole a creare scalpore non può non farci riflettere».

E a far riflettere dovrebbe essere anche un intero esecutivo che permette a Valditara simili esternazioni e, ancora prima, che non condanna le violenze squadriste – tra l’altro per mano di Azione studentesca, movimento figlio di Fratelli d’Italia –, che non difende la dirigente e non tutela la scuola. Eppure, sono stati proprio gli insegnanti a votare, compatti, questa maggioranza e, in particolare, il partito della Premier Giorgia Meloni che – dopo un lungo silenzio – ha pensato bene di rispondere con le vittime del comunismo. Un modo, un altro, per lanciare la palla in tribuna.

Ancora una volta, insomma, l’obiettivo è imbavagliare la scuola e il pensiero critico. Ancora una volta si attacca l’istruzione nel timore che questa possa destare coscienze. Ancora una volta, è la scuola che deve rispondere e ribellarsi.

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