Condotta, sospensione e cittadinanza sociale: la punizione è la sola risposta?

condottaHa tenuto banco per giorni il caso del liceo di Rovigo e del 9 in condotta con cui i ragazzi che avevano aggredito una docente lo scorso gennaio erano stati promossi. La scelta del consiglio di classe aveva suscitato scalpore e numerosi cenni di polemica al punto da arrivare al Ministero dell’Istruzione e del Merito che era intervenuto in prima persona, inviando gli ispettori in sede e invitando i professori a rivalutare la situazione. Il caso si è concluso con una riformulazione dei voti, divenuti un 7 e tre 6 per i ragazzi che, però, non sono stati bocciati.

L’occasione ha riaperto il dibattito – spesso (e male) affrontato – sul tema, così il Ministro Valditara ha prontamente annunciato che ci saranno presto delle novità. La riforma – si legge nelle varie anticipazioni – poggerà su tre direttrici: i criteri di valutazione del voto di condotta alle scuole superiori, la misura della sospensione e l’istituzione di attività di cittadinanza sociale. Le novità sono frutto del tavolo di confronto sul bullismo che il Ministero ha istituito a inizio mandato con professori, presidi, psicologi, neurologi e altri esperti. E servono, dice Valditara, «a ripristinare la cultura del rispetto, contribuire ad affermare l’autorevolezza dei docenti e riportare serenità nelle nostre scuole».

Innanzitutto, il voto di condotta dovrà riferirsi a tutto l’anno scolastico – e non come, inizialmente, si è agito a Rovigo, analizzando soltanto il secondo quadrimestre – e nella valutazione dovrà essere dato particolare rilievo a eventuali atti violenti o di aggressione nei confronti del personale scolastico e degli studenti. La condotta tornerà anche alle medie – assente dal 2017 – sarà espressa in decimi e farà media. Alle secondarie di II grado, invece, il voto di condotta inciderà sui crediti per l’ammissione alla Maturità.

Con la riforma Valditara, inoltre, il 5 in condotta potrà essere assegnato anche a fronte di comportamenti che costituiscono gravi e reiterate violazioni del regolamento di istituto, con conseguente bocciatura – già prevista. Il 6, invece, alle secondarie di II grado genererà debito scolastico in educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica sui valori costituzionali e i valori di cittadinanza.

Altra importante novità riguarderà la sospensione che non sarà più il tradizionale allontanamento dalla scuola – che Valditara definisce «del tutto inefficace e, anzi, potrebbe generare conseguenze negative sullo studente» – ma si concretizzerà in un massimo di due giorni di interruzione delle lezioni in classe e di coinvolgimento in attività scolastiche a discrezione del consiglio di classe, di riflessione e approfondimento su quanto commesso. La sospensione si concluderà con un elaborato critico dello studente e sarà oggetto di valutazione. Se si superano i due giorni di sospensione, invece, lo studente dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate (e assicurate).

In questo secondo caso, il Ministro parla di “lavori socialmente utili” che, se ritenuto opportuno dal consiglio di classe, potranno proseguire anche oltre la durata della sospensione per «stimolare ulteriormente e verificare l’effettiva maturazione e responsabilizzazione del giovane rispetto all’accaduto», secondo principi di temporaneità, gradualità e proporzionalità. Una misura che ha già ricevuto diverse critiche perché la scuola è – e dovrebbe essere – luogo di formazione e crescita e non di pena.

Non è la prima volta, in effetti, che il dicastero presieduto da Valditara parla di lavori socialmente utili. Già nel novembre scorso – dunque, ben prima dell’episodio di Rovigo – ne aveva accennato in qualità di metodo educativo basato sull’umiliazione: «Se ci si limita a sospendere per un anno, il rischio è che quel ragazzo vada poi a fare fuori dalla scuola altri atti di teppismo, o magari addirittura si dia allo spaccio o magari si dia alla microcriminalità. Quel ragazzo deve essere seguito, quel ragazzo deve imparare che cosa significa la responsabilità, il senso del dovere. Noi dobbiamo ripristinare non soltanto la scuola dei diritti, ma anche la scuola dei doveri. Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche – evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità. Di fronte ai suoi compagni è lui, lì, che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. Da lì nasce il riscatto. Da lì nasce la maturazione. Da lì nasce la responsabilizzazione».

Già in quella occasione, molti docenti gli avevano ricordato che a chi compie atti di bullismo in alcuni istituti già si affidano alcuni lavoretti, mentre altri – la maggior parte – avevano bocciato la proposta perché non è la scuola a dover proporre pene alternative, quanto – se necessario – altri organi di competenza. Per il Ministro, invece, restano tuttora questi i metodi di risoluzione di un problema che sicuramente riguarda diversi istituti italiani e che ogni anno registra episodi di violenza a danno di studenti o personale docente e scolastico.

Insomma, cambiano i nomi al dicastero, si commentano nuovi atti di bullismo, malesseri tra i banchi e alla cattedra, ma non si parla mai – mai – di ascolto, di cura, di messa in discussione di un sistema scolastico e societario che annaspa senza che nessuno se ne preoccupi davvero. La sola iniziativa che si conosce, in questo Paese e in questo momento storico, è la repressione. L’idea della punizione che non è prevenzione.

Lascia un commento