Scuola, quanto mi costi: almeno 1000 euro a studente

https://www.professionedocente.it/wp-content/uploads/2023/08/scuola-quanto-mi-costi.jpgDopo un’estate segnata dal caro prezzi e da polemiche che hanno messo non poco in difficoltà le famiglie italiane, l’apprestarsi del nuovo anno scolastico comincia già a preoccupare i genitori. Stando alle stime di Federconsumatori, infatti, la spesa media per i libri si attesterà intorno ai 502,10 euro a famiglia per i testi obbligatori e due dizionari (+4%) a cui vanno aggiunti i costi degli strumenti tecnologici ormai abitualmente utilizzati in classe.

Rispetto al 2022, inoltre, il costo del corredo scolastico – tra zaini, diari e cancelleria – vedrà un aumento del 6,2%: complessivamente, indica il monitoraggio dell’osservatorio nazionale, ogni studente avrà bisogno di circa 606,80 euro.

La spesa, ovviamente, è alta soprattutto per gli alunni che iniziano un nuovo ciclo: uno studente di prima media spenderà mediamente per i libri di testo più due dizionari circa 488,40 euro (+10% rispetto allo scorso anno). A tali spese vanno aggiunti i 606,80 euro per il corredo scolastico e i ricambi durante l’intero anno, per un totale di 1095,20 euro.

Ancora più alto sarà, poi, l’ammontare per un nuovo liceale: i libri di testo obbligatori e quattro dizionari equivarranno a 695,80 euro (+2%) a cui aggiungere il corredo scolastico. La spesa, in questo caso, sarà mediamente di 1302,60 euro a studente. Importi che da soli non bastano perché vanno considerati i sacrifici per l’acquisto di un pc, di programmi adatti alla tipologia di studi affrontati e/o i dispositivi didattici necessari. In questo caso, si parla di un’ulteriore spesa che va da 393,88 euro a 3.844,90 euro.

Se nel periodo di emergenza pandemica si era parlato di mancato diritto allo studio e delle difficoltà che molte famiglie avevano riscontrato nell’affrontare un nuovo modo di fare scuola, come la didattica a distanza, sembra impossibile adesso non muovere la stessa istanza. Alla luce del più generale aumento del costo della vita, appare impensabile, infatti, che tutti i genitori italiani riescano a sostenere l’intero ammontare o, talvolta, anche solo una parte della spesa da destinare al materiale scolastico necessario per i propri figli e, quindi, per la loro formazione.

Perché se è vero – come sottolinea anche Federconsumatori – che esistono diverse misure per aiutare le famiglie ad affrontare tali spese, misure a livello comunale e regionale quali buoni, agevolazioni e gratuità per i nuclei familiari con basso reddito, è pur vero che queste non sono ancora sufficienti a soddisfare le necessità di chi oggi vive con maggior apprensione i forti aumenti che si continuano a registrare e non solo in ambito scolastico.

Intervenire a livello governativo, dunque, può essere la sola soluzione per impedire l’ennesimo salasso a danno delle famiglie. Assoutenti propone, ad esempio, un “kit scuola” in collaborazione con produttori e negozianti al fine di adottare politiche di prezzi calmierati consentendo a tutti l’acquisto dell’occorrente.

Sul fronte libri, invece, è proposta una sanzione pesante alle scuole che bucano i tetti ministeriali e l’importanza di avvivare un’indagine per capire il motivo per il quale di anno in anno si speculi proponendo testi pressoché identici ma a costi decisamente rincarati. Basti pensare che, facendo ricorso a libri usati, si risparmierebbe oltre il 26% della spesa. Per non parlare – visto che ci si riempie spesso la bocca con il tema – dell’aiuto che si darebbe all’ambiente evitando inutili sprechi.

Se ogni anno ci si ritrova a commentare il caro prezzi che coinvolge anche la scuola, stavolta sembra ancora più importante sottolineare quanto sia urgente porre un freno alla speculazione che si fa a danno delle famiglie e, soprattutto, dei più piccoli a cui si propina un’istruzione che rischia di non essere più così pubblica, così universale, così accessibile. Nel Paese che vanta una delle percentuali più alte di abbandono scolastico, tentare ogni strada possibile affinché i banchi non restino vuoti è un imperativo per la classe dirigente ma anche per una cittadinanza che voglia dirsi attiva.

In Italia sono circa 5,6 milioni le persone che l’ISTAT dichiara in povertà assoluta, che non riescono, dunque, ad avere accesso a beni e servizi essenziali. Altri 15 milioni sono a rischio esclusione sociale. A quanti potremo chiedere di non indebitarsi? A quanti bambini vogliamo ancora impedire di studiare, di emanciparsi, di diventare adulti al pari degli altri? Intervenire e intervenire oggi è il solo modo per prevenire altre marginalità e programmare il futuro.

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