Maturità: boom dei diplomi facili, riflettori accesi sulla paritaria

La “bomba” è scoppiata sabato 29 luglio con un dossier reso noto da TuttoScuola che racconta quello che viene definito un vero e proprio sistema opaco all’interno dell’istruzione pubblica italiana. Il riferimento è, nello specifico, alla scuola paritaria dove – analizzando i dati a disposizione del Ministero di Viale Trastevere – il sito di approfondimento ha riscontrato delle criticità.

Almeno 10 mila neodiplomati della Maturità 2023 hanno acquisito un titolo (che ha valore legale) con modalità sospette, si legge. Un vero mercato dei titoli di studio, in poderosa crescita, con un giro d’affari di almeno 50 milioni di euro l’anno. […] Il sistema opera alla luce del sole, con tanto di autorizzazioni da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito, che però non ha le forze per fare controlli sostanziali.

Il dossier è titolato Maturità: boom dei diplomi facili e accende i riflettori su quello che chiama il mondo dei diplomifici, poche “mele marce” ben nascoste nella grande pancia della scuola paritaria, che invece svolge nel complesso un servizio pubblico insostituibile per il Paese: numeri, geografia del fenomeno, meccanismi di funzionamento. Ma a cosa fa riferimento?

Dal 2015 a oggi – segnala TuttoScuola – il numero di iscritti al quarto anno negli istituti paritari è rimasto stabile (intorno a 18mila). L’anno successivo, in quinta, il boom: 35mila (2016), 40mila (2019), 45mila (2020), fino agli oltre 50mila del 2022. Con un tasso di incremento dalla quarta alla quinta ogni anno crescente, dal +92% di sette anni fa al +166% dell’anno scolastico da poco terminato.

Il fenomeno, effettivamente sospetto, si concentra in particolare in 92 istituti, vale a dire il 6,5% delle scuole paritarie totali (1423), che da soli costituiscono un incremento di 10941 iscritti rispetto a quello complessivo di circa 10mila, passando da 70 fino a quasi 300 iscritti tra il quarto il quinto anno. Addirittura, un  istituto è passato da 11 a 296 iscritti in appena dodici mesi.

Le scuole di riferimento si concentrano in particolare tra Campania (la maggior parte), Lazio e Sicilia. La Campania vede complessivamente interessati 82 istituti su 356 paritari situati in quella Regione, pari al 23%. Il Lazio 6 (su 185), la Sicilia 4 (su 68).

Sorprendente il caso di un istituto che negli ultimi due anni non aveva studenti iscritti al 4° anno, ma che ha registrato oltre 100 iscritti l’anno dopo al 5°. Un altro istituto ha avuto complessivamente negli ultimi sei anni soltanto 31 studenti iscritti al 4° anno, diventati in tutto 1.083 al 5° anno con un incremento di 1.052 iscritti nel sessennio (+3.194%); un altro istituto con 138 iscritti al 4° nel sessennio diventati 1.388 al 5° con un incremento di 1.250 iscritti in più. Ipotizzando una retta media di 5 mila euro, i ricavi di questo istituto solo per le iscrizioni al quinto anno sfiorerebbero nel sessennio i 7 milioni di euro.

Passando ai dati complessivi del sistema paritario, a livello nazionale emerge che dal 2015-16 al 2022/2023 l’incremento di iscrizioni tra il quarto e il quinto anno delle superiori è stato di 166314 (dai 125998 iscritti al quarto ai 292312 al quinto: +132%). Dei 166mila, circa 105mila riguardano gli istituti paritari della Campania, pari a un incremento del 691%. In tutte le restanti regioni sommate insieme l’incremento è stato di 61587, pari al 56%.

Insomma, osservando i dati degli ultimi sette anni, il Sud ha fatto registrare un incremento totale di 122673 studenti, per una media di 16mila l’anno. All’opposto, nel Nord Italia gli incrementi sono al di sotto del 9%, dunque poche centinaia annui.

Mediamente un istituto paritario costa tra i 1500 e i 3000 euro, più la tassa d’iscrizione che va da 300 a 500 euro. Per gli esami di idoneità, il prezzo varia tra i 1500 e i 3000 euro, per il diploma di maturità la retta media è di 2500-4500 euro, ma ci sono casi in cui si arriva a 8000 o addirittura a 10mila. Un giro di affari enorme, dunque, e anche una certa appetibilità dovuta all’evasione dell’obbligo di frequenza di almeno tre quarti delle lezioni.

È sulla base di questi numeri che il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato la necessità di un approfondimento e l’avvio di una procedura concorsuale finalizzata all’assunzione di dirigenti tecnici per un maggiore controllo del sistema scolastico anche paritario. L’ultimo concorso fu avviato nel 2008 e si concluse cinque anni dopo, quando molti aspiranti, al momento della pubblicazione, erano già in pensione.

Nel 2015, invece, la Legge 107 confermò la possibilità di conferire incarichi triennali di natura ispettiva, mentre il decreto legge 126 del 2019 autorizzava il Ministero a bandire un concorso per titoli ed esami per 59 posti di dirigente tecnico. Da quel momento iniziarono però le proroghe fino alla Legge di Bilancio del 2023 che ha stabilito che i concorsi avrebbero dovuto essere banditi a partire dal 1 giugno 2023 in modo da consentire le assunzioni entro il 2024. I posti, a oggi, hanno raggiunto le 146 unità.

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