Vaccino obbligatorio per il personale scolastico: e ora?

invaccinabiliVaccino obbligatorio per il personale scolastico: si vociferava da un po’, adesso è ufficiale. Secondo quanto stabilito dal dl del 26 novembre 2021, la misura scatterà dal prossimo 15 dicembre e, come prevedibile, interesserà ciascun dipendente della scuola a seconda dei tempi previsti, per ognuno, per il completamento del proprio piano vaccinale. Stesso discorso vale per il richiamo, la terza dose, che può essere effettuato entro i termini di scadenza della certificazione verde. Non c’è, dunque, una data unica, ma bisognerà seguire le circolari del Ministero della Salute che indicano gli intervalli di riferimento.

L’obbligo vaccinale è stato esteso non solo al personale della scuola ma, anche, al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico, della polizia locale, degli organismi della legge n.124 del 2007, delle strutture di cui all’articolo 8-ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502 e
degli istituti penitenziari. In particolare, a tutto il personale scolastico del sistema nazionale di istruzione (scuole statali e paritarie), delle scuole non paritarie, dei servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n.65, dei centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA), dei sistemi regionali di istruzione e formazione professionale (IeFP), dei sistemi regionali che realizzano i percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (ITS). A questi – indica il Commissario straordinario Figliuolo – spetta priorità di accesso agli hub e centri vaccinali.

Come per il green pass a settembre, coloro che non vorranno aderire all’obbligo vaccinale – al di là dei casi di esenzione o differimento – andranno incontro alla sospensione dell’attività lavorativa e alla conseguente sospensione della retribuzione, di altri compensi o emolumenti. A constatare l’inosservanza della normativa sarà il dirigente scolastico con comunicazione scritta che andrà a determinare:

  • la sospensione immediata dell’attività lavorativa;
  • la conservazione del rapporto di lavoro.

La sospensione è efficace fino alla comunicazione da parte dell’interessato, al datore di lavoro, dell’avvio o del successivo completamento del ciclo vaccinale primario o della somministrazione della dose di richiamo, e comunque non oltre il termine di sei mesi a decorrere dal 15 dicembre 2021. Da quel momento, l’attività lavorativa potrà dirsi ripristinata.

In sostituzione del personale assente, il dirigente scolastico e i responsabili delle istituzioni di cui al comma 1, lettera a), provvedono alla sostituzione dei docenti sospesi mediante l’attribuzione di contratti a tempo determinato che si risolvono di diritto nel momento in cui i soggetti sostituiti, avendo adempiuto all’obbligo vaccinale, riacquistano il diritto di rientrare in servizio. La sospensione dura non oltre il termine di sei mesi a decorrere dal 15 dicembre 2021, vale dire il 15 giugno 2022, quando le lezioni, ma non gli esami, saranno concluse.

L’obbligo vaccinale non vale, ovviamente, per chiunque, a decorrere dal 15 dicembre, non sia in servizio per qualsiasi tipologia di assenza, congedo parentale, aspettativa e malattia.

Il dl si appresta al vaglio dell’iter parlamentare, ma sin da ora lascia qualche perplessità, in particolare per ciò che concerne l’attribuzione dei contratti di supplenza senza una data di termine, al contrario di quanto previsto dalla normativa vigente. Il documento – come segnalato anche dai sindacati seduti al tavolo di discussione – fa riferimento, inoltre, solo alla sostituzione del personale docente e indica che il contratto del personale supplente potrà essere risolto di diritto nel momento in cui il personale sospeso dovesse rientrare in servizio per aver adempiuto all’obbligo vaccinale. Ci si chiede, pertanto, come si debba provvedere alla sostituzione del personale ATA sospeso, nonché la fissazione di un termine al contratto del personale supplente.

Con apposita nota del 15 ottobre 2021, il Ministero aveva stabilito la necessità di un equilibrio tra il diritto del docente acquisita la certificazione e il diritto del supplente, stabilendo la stipula di un contratto non superiore a quindici giorni. Sono attese nei prossimi tempi le eventuali indicazioni e le possibili modifiche, successive alla discussione parlamentare.

Attualmente, i docenti vaccinati, in Italia, sono circa il 95%. Il 5%, invece, è costituito da non vaccinati, il cui 3% è rappresentato da coloro che non possono ricevere le dosi del siero anti-Covid. I no vax, dunque, corrispondono a una percentuale piuttosto bassa, che varia da regione a regione, ma che in questo modo potrà ancora – necessariamente – ridursi.

Abbiamo spesso, su queste pagine, auspicato una simile misura. Se il nuovo provvedimento ancora non è esaustivo delle necessarie risposte, infatti, quello del green pass lasciava titubanti laddove sembrava rispondere più a un’altra esigenza, l’obbligatorietà vaccinale, camuffata in modo strumentale e pericoloso. Per fortuna, sin da subito, il personale della scuola si è rivelato responsabile e realmente voglioso di tornare in aula, nonostante il Ministero non avesse – e non ha – previsto, per gli studenti,  la certificazione verde e/o il vaccino obbligatorio, mettendo a rischio proprio quel personale scolastico e la continuità didattica.

La fascia di età che va contagiandosi, in questi mesi, si è drasticamente abbassata. Al 20 novembre, il 2.6% delle classi del primo ciclo è in dad, l’1.4% del secondo. Questa discrepanza è dovuta – spiega la sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia – dipende dal livello di vaccinazione delle classi. La situazione, comunque, non sembra rassicurante: sulla questione quarantena,  infatti, è arrivato un dato molto significativo dall’associazione nazionale presidi, secondo il quale sul totale delle classi in dad il 60-70% è alle elementari. Si attende, pertanto, dopo l’ok dell’AIFA, la prossima mossa sulla possibile somministrazione del siero nella fascia 5-11 anni che potrebbe partire il 23 dicembre.

Il vaccino viene indicato dagli esperti come la più importante scelta, individuale e sociale, per uscire dalla situazione emergenziale. In questo modo, tutte le parti della scuola sarebbero sullo stesso piano, senza rischi di discriminazione per i più fragili e/o fraintendimenti sulla natura di taluni provvedimenti. Proprio per questo ragionamento, una domanda continua a cercare risposta: perché l’obbligatorietà vale per la scuola e non per tutti, anche al di là delle mura degli istituti scolastici? Perché le misure più rigide si applicano nei confronti dei docenti e non di tutti – tutti – coloro che svolgono un lavoro che si rivolge al pubblico? Perché non provvedere anche al tanto decantato, ma mai applicato, screening?

È delle ultime ore la proposta di Figliuolo che vorrebbe velocizzare il più possibile le procedure di tracciamento a scuola e alleggerire il lavoro delle ASL, attraverso un piano di intervento da attuare grazie ad assetti militari. Sarà questa la soluzione o l’ennesimo fumo negli occhi?

Come scrivevamo mesi fa, è il momento di smetterla di procedere per tentativi e di costruire, seriamente, la scuola e il Paese che vogliamo, perché il green pass di ieri non sia – come si sta rivelando – l’inutile anticamera dell’obbligo vaccinale di oggi. Le istituzioni, lo ripetiamo, si assumano la responsabilità.

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