Blocco della mobilità: fake news o indiscrezione?

mobilitàNon c’è pace per la scuola. A tenere in apprensione docenti e personale ATA, in queste ore, una notizia circolata dapprima su WhatsApp, poi su alcuni siti di settore, infine sui gruppi Facebook: Il Ministro sta pensando di fermare le domande di trasferimento per quest’anno. Che sia una fake news o l’anticipazione di una prossima manovra di Viale Trastevere è ancora tutto da chiarire.

L’indiscrezione – o presunta tale – circola in rete da venerdì, un tempo sufficiente per allarmare il mondo della scuola, già sottoposto a uno stress inedito causa l’instabilità del periodo. Eppure, nessuna smentita è ancora arrivata dal Ministero di Patrizio Bianchi o dai suoi collaboratori in questo lungo weekend. Gli stessi sindacati si dicono sorpresi: in tema mobilità, infatti, il contratto parla chiaro, tuttavia il dialogo tra le parti pare fermo a qualche settimana fa, a quando si è consumata l’ultima disputa sul vincolo quinquennale. È questo, in effetti, il vero terreno di scontro che ha già inficiato il meccanismo della call veloce voluto dall’ex Ministro Lucia Azzolina e poi andato deserto, complice, appunto, il blocco dei cinque anni che gli aspiranti hanno percepito come un freno nell’avanzamento delle proprie domande.

Della sua abrogazione, al momento, non c’è traccia. Non se ne parla, infatti, nemmeno nel Decreto Sostegni che vede lo stanziamento di 300 milioni di euro per l’istruzione, 150 dei quali destinati alla realizzazione di attività educative nel periodo che va dal termine delle lezioni alla ripresa del prossimo anno scolastico. In arrivo mercoledì 31 presso le Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, il provvedimento prevede 43 articoli, di cui due dedicati alla scuola e uno all’università. E sebbene voci di corridoio prevedano la possibilità di un emendamento che ridiscuta il vincolo, altrettante lo smentiscono, inammissibile poiché poco coerente con la materia in oggetto del documento.

A tal proposito, a farsi sentire, in questi giorni, è stato il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani che ha inviato un appello a Elena Bonetti, Ministro della Famiglia, e al titolare del MI Patrizio Bianchi affinché intervengano tempestivamente per alleviare le difficoltà che le famiglie degli insegnanti di ruolo fuori sede stanno attraversando, in particolare in questo lungo anno pandemico caratterizzato da timori e difficoltà di natura psicologica ed economica, anche a causa delle continue ed esose spese necessarie. Inoltre, per il prossimo anno scolastico è già prevista la riduzione al 25% della quota dei trasferimenti interprovinciali. L’altro 25% dei posti, invece, sarà riservato alla cosiddetta mobilità professionale: passaggi di ruolo e/o di cattedra. Il ricongiungimento familiare, quindi, è sempre più difficile e non senza implicazioni.

Gli insegnanti non sono numeri o semplici pedine, ma sono esseri umani impegnati in uno dei settori più delicati e nevralgici per la società. La scuola dovrebbe diventare il fulcro di una riorganizzazione o di un nuovo assetto statale atto a superare le convenienze economiche e la logica del mero profitto, ha scritto il coordinamento a giusta ragione. Da anni coordiniamo le fila dei Docenti Immobilizzati ma tra tutti gli obbrobri che la scuola ha visto calarsi dall’alto quello della sospensione della mobilità territoriale sarà forse la goccia che farà traboccare un vaso già colmo da troppo tempo, ha aggiunto commentando le indiscrezioni di queste ore.

Se le notizie dovessero rivelarsi vere, infatti, la decisione finirebbe con il penalizzare più di 68mila famiglie se si contano solo i docenti fermi fuori la propria provincia di residenza da oltre cinque anni. Dunque, un numero complessivo certamente più ampio e una scelta che il coordinamento e i tanti interessati definiscono come la più impopolare di sempre. A fare loro eco, anche i deputati pentastellati della Commissione Cultura, che in un recente comunicato hanno sottolineato che migliaia di lavoratori delle scuole tra cui docenti, dirigenti scolastici e personale ATA rischiano di non poter accedere alla mobilità il prossimo anno a causa di un ritardo nell’emissione della relativa ordinanza ministeriale. Si parla addirittura dell’ipotesi di un vero e proprio blocco della mobilità: se ciò accadesse sarebbe molto grave e non consentirebbe la copertura di tutte le cattedre dal 1° settembre prossimo. La richiesta al Ministro Bianchi, dunque, è di interrompere questo silenzio e di firmare un’ordinanza quanto prima.

Il problema principale, in effetti, sta tutto qui: nel silenzio reiterato da parte delle istituzioni, il più delle volte rivelatesi incapaci di dialogare, di essere chiare ed evitare probabili, inutili allarmismi, avallando reiterate fake news o scarsa informazione a tutti i livelli. Perché non intervenire subito smentendo la notizia? Quanta verità c’è in questo messaggio rimbalzato di telefono in telefono? Certo, nel caso specifico, ad agitare le acque è stato anche il comunicato del MoVimento 5 Stelle che fa presagire una qualche fondatezza delle già preoccupanti voci di corridoio. Altrimenti perché parlare di blocco? Perché esacerbare gli animi?

Che quello della scuola sia, da sempre, un terreno di gioco straordinariamente utile alla propaganda è ormai risaputo, tuttavia non vogliamo dover pensare che i deputati pentastellati possano volerne approfittare, contribuendo anch’essi al già grave ritardo che impedisce la presentazione delle domande di mobilità per il prossimo anno. Domande che si spera si potranno avanzare nelle settimane a venire, dopo lo slittamento dell’incontro tra il Ministero e le organizzazioni sindacali, rinviato a data da destinarsi a causa del cambio della guardia in quel di Palazzo Chigi.

Insomma, che si tratti di riaperture, di concorsi, di mobilità, la sensazione è che la riservatezza di Viale Trastevere e, talvolta, l’eccessiva loquacità non facciano altro che avallare quello scollamento – assolutamente deleterio – tra governanti e governati, con questi ultimi costretti quasi sempre, o sempre, a subire senza alcuna possibilità di dire la propria.

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