Religione cattolica: stavolta arriva il bando?
Avrebbe dovuto tenersi entro il 2021, a circa diciassette anni dalla prima – e unica – procedura ordinaria datata febbraio 2004 per volere dell’allora Ministro Mariastella Gelmini, il bando di concorso per l’assunzione dei docenti di religione cattolica. E, invece, a pochi mesi dalla fine del 2023 ancora non se ne conoscono termini e condizioni. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, però, ne ha fatto cenno di recente e, pare, i tempi non dovrebbero essere più così lunghi.
L’accordo, nel 2020, era stato siglato dall’ex Ministro Azzolina e dal presidente CEI Gualtiero Bassetti in risposta alla revisione del Concordato Lateranense stipulato tra la Repubblica italiana e la Santa Sede il 18 febbraio 1984.
Il bando non ha ancora visto la luce, ma le regole sono già piuttosto definite. Tra i requisiti di partecipazione, ad esempio, non è previsto alcun limite di età. È prevista, invece, la certificazione dell’idoneità diocesana rilasciata dal responsabile dell’ufficio competente nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione dell’istanza.
I posti messi a bando nella singola regione, inoltre, sono per il personale docente di religione cattolica, in possesso del riconoscimento di idoneità, che abbia svolto almeno tre anni di servizio, anche non consecutivi, nelle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, vale a dire sia statali che paritarie.
Dopo vent’anni, pur essendo ampiamente atteso, il provvedimento non aveva accolto però il favore di tutte le parti in causa, scatenando l’ira di molti interessati e l’intervento delle principali sigle sindacali ma, anche, di insegnanti e vescovi, non tutti soddisfatti dell’accordo siglato tra il presidente della Comunità Episcopale Italiana e l’inquilina di Viale Trastevere.
Molti docenti in attesa di smettere il precariato, infatti, contestavano che, a differenza dei colleghi non insegnanti di religione e nell’ambito di una procedura concorsuale vera, era stata riservata loro soltanto una quota di posti – pare intorno a un massimo del 50% – sebbene, per essere abilitati all’insegnamento della religione cattolica, avessero già dovuto superare una severa selezione. In quel caso, stando al concordato di cui sopra, essa era stata affidata agli organi ecclesiastici pur restando comunque sotto il controllo statale, lì dove si sarebbe rivelata necessaria la revoca dell’abilitazione. Gli aspiranti chiedevano, quindi, di partecipare a un concorso non selettivo che, nei fatti, corrispondesse più a un tutti dentro che a una qualche prova di tipo “competitivo”, anche per permettere agli esclusi del 2004 di poter, finalmente, assicurare la propria posizione (qui per approfondire).
C’è da dire che, rispetto alla media nazionale di precariato degli insegnanti, per i docenti di religione la percentuale va almeno raddoppiata per un totale di non meno di 7mila insegnanti con oltre venti o trenta anni di instabilità professionale. Numeri di non poco conto e che ora come allora chiedono di essere ascoltati.
Intanto, in attesa della pubblicazione del bando, ciò che a oggi sappiamo è che per accedere alla procedura è importante possedere uno dei seguenti requisiti:
– baccalaureato e licenza in teologia;
– attestato di compimento del corso di teologia in un seminario maggiore;
– laurea magistrale in scienze religiose;
– licenza in scienze bibliche o sacra scrittura;
– licenza in scienze dell’educazione con specializzazione in educazione e religione;
– laurea magistrale in scienze dell’educazione con specializzazione in pedagogia e didattica della religione e in catechetica e pastorale giovanile;
– licenza in missiologia.
La speranza è che almeno stavolta il bando venga davvero pubblicato entro il 2023, come promesso. Anche se le promesse, dopo così tanti anni, suonano vane come le tante parole di chi sostiene di avere a cuore i docenti e la scuola italiana. Qualunque sia la materia di riferimento.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.