Napoli attenta: mentre la Federico II fallisce, chiude il Nazareth

napoli federico ii nazarethLuglio non è stato un mese caldo soltanto per le elevate temperature o per la caduta del governo guidato da Mario Draghi. È stato anche il mese che ha portato a Napoli due cattive notizie sul fronte istruzione.

La prima riguarda la formazione universitaria con il Censis che ha relegato la Federico II – tra le più antiche d’Europa – all’ultimo posto della classifica delle migliori università italiane che comprende i cosiddetti mega atenei, vale a dire gli istituti che presentano più di 40mila iscritti. Al primo posto si conferma, invece, l’Alma Mater Studiorum di Bologna, seguita dall’Università di Padova e da La Sapienza di Roma.

Non va meglio nella categoria che prende in esame gli atenei medi, vale a dire quelli che hanno tra i 10mila e i 20mila iscritti: al penultimo posto, infatti, c’è L’Orientale seguita dall’Università Parthenope al gradino più basso. In questo caso, il podio è dell’Università di Siena, seguita dall’Università di Sassari e l’Università di Trento.

La seconda notizia, invece, è arrivata proprio negli ultimi giorni ed è ancora in fase di sviluppo. Riguarda, nello specifico, l’istituto Nazareth di via Kagoshima 15, dal 1956 scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado, ma ancora per poche settimane.

Nel cuore del quartiere Vomero, uno dei più benestanti in città, l’istituto di proprietà della Congregazione religiosa delle Dame di Nazareth chiude per dissesto finanziario e morosità, nonostante sia una delle più esose tra le scuole private partenopee. «È assurdo. Qui la retta minima è di 3300 euro all’anno. Rette che i genitori hanno sempre pagato e ora invece i nostri figli restano all’improvviso senza scuola. Che fine hanno fatto i soldi?» si chiedono i genitori disperati. Di colpo, 500 studenti non hanno più insegnanti e compagni di banco, niente. Nemmeno un’aula in cui recarsi ogni mattina per imparare a fare di conto e scrivere in italiano.

La lettera ricevuta nel primo pomeriggio dello scorso martedì è firmata dal dirigente scolastico Pietro Senise: Carissimi genitori, purtroppo, nonostante tutti gli sforzi fatti per evitare la chiusura dell’istituto, oggi abbiamo avuto la certezza che non vi è nessuna possibilità perché la scuola riapra a settembre. Adesso, quindi, in piena estate va cercata una scuola pronta ad accogliere i bambini e gli adolescenti al momento privati del loro diritto all’istruzione.

Nella lettera si prospetta anche la possibilità di iscrivere gli studenti al Sacro Cuore per non disperdere il gruppo classe, favorendo così la continuità didattica, magari anche con la presenza di qualche insegnante ora senza cattedra. Tuttavia, lamentano i genitori, «la retta richiesta dal Sacro Cuore è più cara, quasi il doppio e per meno ore. Inoltre è possibile solo a condizione che si costituisca un gruppo di almeno 15 alunni».

Stando a quanto emerge in queste ore, la società incaricata della gestione dell’istituto sarebbe morosa. Per anni, infatti, non avrebbe versato le somme dell’affitto alle suore, accumulando un debito pari a circa 258mila euro.

Chiude nel silenzio generale delle istituzioni locali, della Curia, del ministero della Pubblica Istruzione e sotto gli occhi di quegli enti che avrebbero dovuto garantire e promuovere il diritto allo studio nella scuola prescelta da quasi 500 iscritti, scrive in una nota che sta rimbalzando sui social Gianna Staiano, mamma di un’alunna e avvocato.

Questo colpevole silenzio è da imputare prevalentemente, alla gestione de Il Maestro srl-Impresa Sociale che, contrariamente ad ogni e qualsiasi dovere di correttezza, diligenza e buona fede, non ha mai comunicato ai suoi iscritti l’ipotesi di chiusura quale diretta conseguenza del grave dissesto finanziario e dell’ormai deteriorato rapporto con La Congregazione.

Intanto, Enza Amato, presidente del Consiglio Comunale di Napoli, e Walter Savarese, presidente della commissione consiliare Bilancio, hanno inviato una nota al Sindaco Gaetano Manfredi, all’Assessore alla Scuola della Regione Campania Lucia Fortini, al direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Ettore Acerra e alla dirigente dell’ufficio VI per l’ambito territoriale di Napoli Luisa Franzese, chiedendo un intervento volto a scongiurare la chiusura del Nazareth.

[…] La chiusura, annunciata peraltro con breve preavviso, lascerà senza lavoro tutto il personale, docente e non docente, e avrà importanti ricadute sul territorio vomerese, sulle famiglie e sulle altre scuole. Nell’auspicio che possa scongiurarsi la chiusura della struttura, chiediamo vengano messe in atto tutte le iniziative necessarie a consentire il regolare inizio dell’anno scolastico a settembre per gli allievi del Nazareth già iscritti, in particolare prevedendo, per gli istituti vicini, un rafforzamento dell’organico, nonché la riapertura delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico. Si attendono, a tal proposito, reazioni e risposte da parte delle istituzioni coinvolte.

Non un buon periodo, dunque, per l’istruzione in Campania e, in particolare, per Napoli, città e regione che registrano i peggiori dati in termini di abbandono scolastico e insufficienze (in Campania uno studente su cinque non va a scuola. Nella stessa regione, tra i maturandi, sei studenti su dieci non raggiungono il livello base di italiano. Ciò significa che non solo non comprendono un testo nella loro lingua madre, ma che faticano anche a esprimersi. Sette su dieci, invece, sono abbondantemente sotto la media nazionale in matematica e ben al di sotto della soglia prevista). Non è un buon periodo né per l’istruzione pubblica né per quella privata, quest’ultima dai tanti governi avvicendatisi in questi anni sempre foraggiata anche – e soprattutto – a sfavore di quella statale.

Eppure, né per ciò che concerne il fallimento della Federico II, università storica e prestigiosa – ormai più nel nome che nei fatti –, né per ciò che concerne la chiusura dell’istituto Nazareth, le istituzioni locali sembrano concretamente scosse e intenzionate a movimentarsi affinché la città non si ritrovi, ancora una volta, ultima non soltanto nelle classifiche di carattere nazionale, ma anche tra i luoghi in cui credere e tentare di costruire il proprio futuro.

Napoli e la Campania, sempre agli ultimi posti, meritano più di una nota o di una lettera inviata via mail. Napoli e la Campania non meritano quelle classifiche e non possono permettersi di perdere altre scuole. Napoli e la Campania, senza istruzione, rischiano di morire. E, in questo caso, rischiamo di morire un po’ tutti noi.

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