Professionalità docente nella scuola: anello di congiunzione nei processi formativi


La Rivista economica del Mezzogiorno diretta da Riccardo Padovani ed edita dalla Svimez ha pubblicato lo scorso anno i risultati di un’indagine davvero preoccupanti:  secondo i dati dell’Anagrafe studenti del Miur, tra il 2004 e il 2015, il numero di immatricolati residenti al Sud ma iscritti ad un corso di laurea (triennale e ciclo unico) al Centro-Nord è passato dal 18% al 26% del totale degli immatricolati meridionali (con quelli magistrali che hanno raggiunto quota 38%). E’ fin troppo chiaro insomma che sono  i cosiddetti “best and brightest” a scegliere di migrare al nord, tra laureati e studenti universitari. Non si sbaglia nell’affermare che gran parte delle professionalità che decidono di farlo, loro malgrado,  sono per lo più legate al mondo dell’istruzione e della scuola in particolare. Il MIUR dunque è chiamato con forza e responsabilità crescenti a farsi promotore e garante degli interessi della scuola in quanto “comunità educante”, nel perseguire giuste scelte che assicurino la formazione dei futuri cittadini, affidandola alla competenza e alla professionalità di docenti maggiormente motivati nonché preparati ad assolvere al sensibile compito. Purtroppo sembra che il governo in carica faccia un po’ di resistenza rispetto al confronto con le parti in causa, ponendosi obiettivi talvolta ‘incompleti’ perché poco lungimiranti, come se talune scelte possano bastare da sole a risolvere situazioni complesse che necessitano invece di un’analisi e di interventi integrati.

In merito, ad esempio, all’intenzione del ministro Bussetti di bandire un concorso per l’assunzione di docenti di educazione motoria per l’insegnamento di detta disciplina anche nella scuola primaria, riportiamo di seguito la voce del prof. Andrea Iuliano, già Consigliere dell’Ordine nazionale dei biologi, che sostiene la necessaria sinergia tra educazione motoria e quella alimentare per sostenere e rendere proficua nel tempo la funzione educativa della scuola rispetto a queste importanti tematiche.

IL RUOLO DEL BIOLOGO NEI PROCESSI FORMATIVI: ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA VITA, SALUTE E AMBIENTE 

“La conoscenza ci rende liberi sin da bambini”!

Ancora una volta prendiamo atto che alcune proposte servono più a chi le presenta e meno ai loro destinatari. Un esempio è la proposta relativa all’introduzione ‘soltanto’ dell’attività motoria nella scuola primaria, lasciando trapelare in modo sotteso che essa rappresenti la “panacea” di ogni male. Purtroppo non è così! La scuola è chiamata a svolgere un compito costituzionale, una funzione e all’interno di essa la Comunità Educante svolge un ruolo istituzionale prezioso. Numerose le figure professionali di rilievo che la compongono, come quella del Biologo, il quale assume all’interno di essa una posizione considerevole grazie alle competenze di cui è dotato, non da ultima, la preziosa nonché specifica competenza nella conservazione del patrimonio artistico, storico e culturale. Già in precedenti articoli abbiamo accennato alle competenze trasversali di cui dispone il “Docente Biologo” inerenti la nutrizione e corretti stili di vita, ambiente ed ecologia, ecc…. e che oggi più che mai dovrebbero essere valorizzate da chi è chiamato ad organizzare le attività della Comunità Educante. Leggo sempre più spesso, e con maggiore insistenza da parte del governo, dell’opportunità di introdurre due ore di insegnamento di educazione motoria nella scuola primaria, scelta condivisa e condivisibile, ma ritengo anche che da sola non possa rappresentare la “panacea” di tutti i mali riconducibili allo status di salute dei bambini in età scolare. L’attività motoria è una pratica utilissima per bilanciare in modo efficace le calorie introdotte attraverso gli alimenti accelerando il metabolismo nonché il consumo di grasso superfluo accumulatosi in seguito ad un’alimentazione scorretta, al fine di tonificare il tessuto muscolare, ecc…. . Ebbene, pur essendo una pratica efficace nei soggetti in sovrappeso e/o obesi, non risolve il problema alla radice. Infatti, una volta smesso di praticare lo sport, la mancata osservanza di corretti stili di vita e/o di un’alimentazione appropriata non garantisce uno stato di benessere psicofisico per lunghi periodi. Nella maggioranza dei casi si riprende peso in breve tempo. Allora il problema risiede altrove: è di carattere educativo! La Comunità Educante ha il dovere di correggere le cattive abitudini imposte dalla vita moderna, dalle pubblicità devianti, ingannevoli e accattivanti che influenzano negativamente quella parte della popolazione scolastica più vulnerabile, cioè ragazzi in età scolare dai 6 ai 12 anni, periodo di crescita durante il quale si acquisiscono abitudini e nozioni che nella maggior parte dei casi restano per tutta la vita. La salvaguardia dello stato di salute dei ragazzi in età scolare è un obbligo da parte dello Stato e la Comunità Educante non può esimersi da questo compito, in quanto essa è chiamata ad educare anche al rispetto di se stessi. Le regole comportamentali, l’autostima, si acquisiscono in tenera età e nella maggior parte dei casi durano per tutta la vita, ci consentono di metterci a riparo delle insidie delle “mode”, che spesso travolgono intere generazioni di adolescenti esponendole a pratiche e/o abitudini che creano dipendenza, come l’alcolismo, l’uso di sostanze stupefacenti, tabagismo, ecc… . L’introduzione dell’attività motoria nella scuola primaria sicuramente rappresenta una novità interessante, ma con l’esclusione della componente “educativa” porterebbe a concludere che si tratti di una scorciatoia, una proposta “fumogena” con l’intenzione di nascondere i veri problemi che insidiano gli adolescenti. La maggior parte degli educatori sono convinti che la pratica sportiva è, e resta, una buona iniziativa, ma soltanto se associata parallelamente all’insegnamento di educazione alla salute, all’acquisizione di corretti stili di vita, altrimenti ci troveremo di fronte all’ennesima trovata estemporanea, una proposta isolata che soddisfa soltanto alcune “lobby sportive”, senza innescare nei processi formativi alcun cambiamento sensibile e apprezzabile, quel cambiamento culturale necessario per imprimere una svolta significativa all’approccio alle pratiche di vita quotidiana.

Eppure nella scuola italiana partecipano ai processi formativi figure professionali dotate di competenze trasversali di notevole importanza, figure in grado di apportare esperienze extrascolastiche tali da poter rappresentare un valore aggiunto significativo alle pratiche di insegnamento dettate dai programmi Ministeriali, quegli stessi programmi di cui spesso non si tiene conto…motivo per cui la proposta dell’introduzione della sola attività motoria nella scuola primaria ha suscitato perplessità e stupore. Mi scuseranno i colleghi se appaio di parte, ma cerco di descrivere ciò che meglio conosco. Infatti, tra le svariate figure professionali che operano nelle scuola, tutte eccellenti, ve ne sono alcune che possiedono competenze trasversali da fare invidia alle migliori Comunità Educanti, e non solo italiane: il Biologo. Chiunque abbia voglia potrà approfondire l’argomento, basta leggere i piani di studi dei corsi di laurea in biologia, vecchio ordinamento, magistrale e specialistico per rendersi conto di quali competenze dispone un insegnante Biologo, senza annoverare poi tutte quelle esperienze che potrebbero derivare dalla libera professione, esperienze che potrebbero arricchire tutti i cicli scolastici, dalla genetica, alla nutrizione, all’ambiente, alla conservazione dei beni culturali, ecc… . Eppure, chi sa per quale motivo, si pensa soltanto all’insegnamento dell’attività motoria! Forse ci è sfuggito qualche passaggio?

Dott. Prof. Andrea Iuliano

Consiglio Nazionale dei Biologi

Dirigente Sindacale UIL RUA Scuola sede Napoli Nord

RSU – IS “G. Marconi” Giugliano in Campania

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